
phunkz N° di riferimento: 602933359 Età: 29 Buonasera Dott. Cavaliere, Ho 29 anni e oggi dopo 18 anni di anestesia emotiva sento la necessità di riconciliarmi con il mondo e di recuperare la gioia di vivere che ho abbandonato dalla morte di mia madre.Era ammalata di cancro al polmone ma non lo sapevo e ricordo che una mattina,vedendola insolitamente stanca e priva di vitalità, mi sono avvicinato dicendole che se al ritorno da scuola non l'avessi trovata con il sorriso non l'avrei più salutata? Così è stato e la notte stessa mi sono svegliato alle 2:00 di notte e ho visto mia madre in procinto di morte di fronte alla disperazione e all'impotenza di mio padre. Alle 2:07 se n'era andata, avevo 11 anni.Da quel giorno non l'ho più vista, mio padre ha portato me e mia sorella(6anni allora) dagli zii e non ha ritenuto opportuno che noi partecipassimo al funerale, non si è più parlato di lei, mai più, e quel silenzio non mi ha permesso di elaborare quella sofferenza.Questo lutto invece di unirci ci ha diviso, ognuno di noi ha provato a sopravvivere come poteva e quel dolore, troppo forte per essere ascoltato, ha lasciato spazio alla paura, alla rabbia, al sequestro delle emozioni.Crescendo ho cercato di sostituire gli affetti familiari con le amicizie e la mia adolescenza è trascorsa nelle strade di un quartiere alla periferia diRoma. A casa sentivo di non esistere per mio padre e cercavo di attirare le sue attenzioni distruggendo porte e quadri come per dire esisto, anche io sto male: niente da fare, mai uno schiaffo, mai un abbraccio mai un pianto liberatorio insieme.Il lavoro e la maggiore indipendenza economica mi hanno portato ad avere meno bisogno di lui, la mia rabbia incontrollabile nei suoi confronti è cessata ma la comunicazione e il rapporto tra noi non è migliorato anzi. Alcuni mesi fa grazie a Dio il mio corpo ha richiamato l'attenzione su me stesso facendomi venire gli attacchi di panico e così ho deciso di intraprendere una psicoterapia. Cerco di ricontattare il dolore che non ho mai vissuto ma mi trovo di fronte a numerose difficoltà che troppo spesso penso di non poter superare.In casa cerco di recuperare il rapporto con mia sorella, faccio lo stesso con mio padre ma le barriere che abbiamo costruito sembrano insormontabili, tra noi regna l'indifferenza, siamo intrappolati in questa casa intrisa di dolore,stanchi e infelici ma nel contempo incapaci di separarci.In tutti questi anni non ho quasi mai pianto, non sono mai andato al cimitero a trovare mia madre e la visione di una sua foto quasi non mi tocca.. mi sento un mostro.Ricerco in tutte le relazioni con l'altro sesso l'affetto di mia madre,instaurando rapporti di dipendenza che quando si consumano mi distruggono l'anima facendomi vivere di nuovo quel lutto: mi sento solo, abbandonato, incapace di farcela con le mie forze e con una rabbia nei loro confronti che difficilmente controllo.Non ho una gran gioia di vivere, ogni minima decisione è per me un problema insormontabile, mi piango addosso, mi sento in credito con la vita ed è come se io aspettassi ancora l'amore e gli stimoli che mi dava mia madre. L'atteggiamento negativo in cui mi trovo chiude la porta a nuove amicizie, agli interessi e alle opportunità della vita procurandomi un grande isolamento e una sofferenza dalla quale non riesco ad uscire. Mi pongo con il mondo come se fossi l'unico a stare male, rendo la mia vicenda speciale e insuperabile per non andare avanti, sto male e vorrei un cambiamento ma è come se una parte di me non volesse crescere, troppo affezionata a questo dolore e a questo meccanismo. Le ho descritto quella che è la mia situazione generale perchè da 7 mesi ho rotto con la mia ex con cui convivevo da 5 anni.Mi sono reso conto che ciò che mi lega a lei non è l'amore inteso come stima,complicità,sessualità bensì un bisogno che colma le mie problematiche e che mi permette di non fare i conti con le mie problematiche, di non occuparmi della mia vita come se fosse ancora mamma a doversi occupare di me. Ho avuto la forza lasciandola di regalarci il nostro primo vero gesto di amore in quanto il nostro rapporto si basava su una codipendenza. Io l'ho sempre rifiutata e tenuta a me con egoismo e con gelosie ossessive, plasmandola a mio piacimento e lei restava con me perchè forse si riteneva responsabile della mia infelicità e pensava in cuor suo "prima o poi cambierà".Il problema Dottore è che oggi oltre a tutto ciò che sopra le ho descritto, mi sento morire senza lei che ormai è lontana e che è riuscita a lasciarsi alle spalle la nostra storia.Io sono ancora allo stesso punto, sono passati sette mesi ma mi sembra ieri, il tempo sembra non scorrere per me. Ho sempre meno fiducia di potercela fare e anche il supporto della psicoterapeuta non mi basta..ho spesso pensieri suicidi e ciò mi spaventa molto.Spero tanto che la vita ci regali un'altra opportunità da persone più sane e io sto qui aspettando quel momento. Non so come uscirne , le chiedo aiuto. Grazie dell'attenzione.
Lei dimostra, nella sua significativa email, capacità di profonda analisi interiore, tipiche di chi ha sofferto molto. Questa sua capacità dovrebbe anche renderla consapevole che "18 anni d'anestesia emotiva" non possono essere superati con qualche mese di psicoterapia o con la semplice consapevolezza delle proprie criticità. Sopratutto se all'origine di tutto c'è un lutto non superato per la morte della propria madre. Come uscirne? Con forte determinazione e volontà, col tempo e colla psicoterapia. Sopratutto nella fase iniziale di quest'ultima, il rievocare ricordi e dolori passati, può comportare un acutizzarsi del dolore, un nuovo "sprofondare". Ma è un passaggio importante per uscire definitivamente dal tunnel. Paradossalmente, anche gli attacchi di panico, possono rappresentare un momento importante per una "rinascita". Forse senza di essi non avrebbe mai tentato una strada d'uscita dal suo grande dolore interiore. E superare l'antica e dolorosa perdita di sua madre, e indispensabile anche per costruire future relazioni significative. C'è la farà, perchè ha il seme della guarigione in sè. Lo dimostra questa email. La saluto con un'aforisma che spero le sarà utile.
"Abbiamo bisogno in ogni momento di una certa quantità di dolore o di privazione come una nave ha bisogno della zavorra per mantenere la stabilità. "(Schopenauer)