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sabato, dicembre 25, 2010

SOFFRO D'ANSIA SOCIALE

Pollyanna Età: 37
Buonasera, le scrivo per questo: da quando avevo circa 20 anni ho cominciato a soffrire di ansia sociale, non ho mai frequentato compagnie di amici, sono quasi sempre stata fidanzata con qualcuno, e dietro ai questi fidanzamenti inconsciamente mi sono “nascosta” nel senso che con loro uscivo facevo le vacanze ecc.erano rapporti molto simbiotici in cui nn c’erano molti contatti con gli altri se nn coi parenti.con la mia famiglia ho pochi rapporti. Mio padre e' anziano ma e’ una persona vitale e in salute, per tutta la sua vita ha lavorato ed e’ stato poco in famiglia, viaggia spesso anche adesso, ed e’ poco affettuoso se nn quando vuole lui. Lui e’ stato un uomo di successo nel lavoro ed e’ sempre stato esigente con noi figlie per quanto riguardava gli studi e il lavoro.mia madre soffriva di disturbi mentali, era molto fragile, in alcuni momenti era allegra dolce, in altri momenti aveva degli accessi di rabbia in cui ci sgridava per un niente o momenti in cui era depressa. Nn sono mai riuscita a parlarle dei miei problemi perche’ lei nn era disponibile,nn voleva ascoltare i miei sfoghi perche’ la facevano soffrire. Ho due sorelle, una con cui mi sono sempre sentita un po’ inferiore, fin da piccola,e con cui caratterialmente siamo molto diverse: io sono indecisa, quando devo fare qualcosa ci penso e magari cambio idea mille volte, lei e’ molto determinata e sicura di se, e un altra a cui sono molto legata , l’unica persona della famiglia a cui mi sento veramente legata, ma si e’ trasferita a vivere lontano quindi ci vediamo poco. Mia madre e’ morta anni fa, con lei spesso mi sono sentita in colpa, pensando di averla delusa di nn essere stata come avrebbe voluto. Quando e’ morta ho sofferto molto, penso soprattutto per il rapporto che NON abbiamo avuto, e che nn avremmo piu potuto avere. Gli anni delle scuole sono stati un po turbolenti, io nn avevo una gran voglia di studiare, i miei genitori volevano che io studiassi, mi hanno bocciato il primo anno dopo ho frequentato un corso professionale e tra alti e bassi mi sono diplomata..in quegli anni ci sono state tante discussioni in famiglia.ora lavoro nel campo dell assistenza.
Io ho cercato in questi anni di risolvere i miei problemi che nn erano solo di ansia sociale, ma anche di insicurezza, di estremo bisogno di accontentare mio padre e mia sorella , ero molto dipendente dal loro giudizio e dal giudizio delle persone in generale. Sono stata da piu di uno psicoterapeuta, ma se questi percorsi mi hanno aiutata a sentirmi piu forte piu sicura, piu consapevole delle mie capacita’ e a liberarmi dalle dipendenze verso i miei famigliari, l’ansia sociale e ‘ rimasta.
Oggi la mia situazione e’ questa: lavoro da svariati anni in un ospedale, ho cambiato reparti, coi colleghi ho rapporti solo professionali nn li frequento al di fuori del lavoro, ho qualche amica intima che vedo ogni tanto,anche se molte sono sposate e hanno bimbi piccoli per cui sono meno presenti. Vivo da
qualche mese con il mio compagno che e' straniero. Nn sono innamorata ma gli voglio molto bene, lui in questi mesi e’ diventato un po’ la mia famiglia, quella famiglia che ho ma che nn sento vicina a me, ha riempito i vuoti.sto
bene con lui. Facciamo tante cose insieme, ma la vita sessuale e’ un disastro ovviamente. Lui vorrebbe stare con me con piu frequenza, io nn sento molta attrazione fisica per lui e quindi i rapporti sono pochi, possono anche passare 3, 4 settimane senza stare insieme. Lui soffre di questo e ultimamente e’ anche risentito, ieri abbiamo avuto una discussione tremenda. Poi in questo periodo abbiamo avuto anche problemi economici, di stress col lavoro ecc. per cui la sessualita’ e’ proprio in second o piano, mentre ho passato un periodo abbastanza lungo a casa dal lavoro qualche mese fa e stavamo meglio, stavamo insieme un po’ piu spesso rispetto ad adesso..
L ansia sociale ormai fa parte della mia personalita’, nel senso che se all’inizio avevo voglia di uscire e soffrivo a evitare le situazioni sociali, oggi sento che nn mi interessa piu, non ne sento il bisogno.mi piace molto leggere cucinare fare cose tranquille da sola, se no vedo le mie amiche che conosco da una vita e a cui voglio bene.
Ultimamente ho problemi al lavoro, nn voglio piu farlo, e’ troppo stressante e faticoso, vorrei lavorare solo qualche ora al giorno.forse questo dipende anche dal fatto che il lavoro in reparto comporta avere rapporti continui con medici parenti ecc ed e’ pesante alla lunga, ma nn voglio chiudermi dentro un guscio.
Nonostante i miei problemi, sono stata a vivere in un paese estero per un periodo, ed e’ stata un esperienza molto bella., mi ero anche innamorata di un ragazzo che viveva la’, la nostra storia e’ durata solo pochi mesi ma e’ stata bellissima. Adesso ho preso un periodo di fermo dal lavoro , vorrei cambiare  attivita'e staccare la spina. Vorrei anche andare a fare un esperienza di volontariato , questo per dire che e’ vero che questa ansia e’ stata invalidante e mi ha posto dei limiti dei confini (confini che ho posto io piano piano senza rendermene conto) magari nn vado furoi coi colleghi,dove comunque ci sono persone con cui nn mi sento a mio agio, ma nonostante tutto ho voglia di viaggiare fare esperienze di volontariato allargare per quanto mi e’ possibile, i miei orizzonti. nn ho piu voglia di fare questo lavoro perche’ con tutto quello che comporta, i turni massacranti ecc. mi ha letteralmente prosciugato.
Nn so cosa fare della mia vita..c’e’ tanta confusione dentro di me, a questo ragazzo sono molto legata..pero’ nn e’ l’amore della mia vita. C’’e un mio collega che mi piace,tra di noi nn ci sara’ mai niente pero’ spesso lo sogno, sogno che ci baciamo e stiamo insieme. E credo che questi sogni vogliano dirmi che ho bisogno di passione nella mia vita, passione che io in altri momenti ho provato. Passione nn solo per un uomo ma in senso piu generale passione nel lavoro,nelle relazioni, nel dedicarmi a un’ attivita’ ..
Ultimamente sto vivendo in modo spento,quest estate ho passato dei mesi veramente difficili, in cui piangevo sempre, ho aiutato il mio ragazzo in vari modi e i suoi famigliari,luglio e agosto ero sempre di corsa, mi sono stancata tanto e forse adesso sgto accusando le conseguenze di quel periodo.a volte vorrei solo rifugiarmi sotto alle coperte e dormire, in altri momenti sono cosi stressata che fantastico di prendere la macchina e scappare..lasciare un biglietto a tutti e sparire, andare in un altro paese, ricominciare con una vita diversa. Poi pero torno ad essere razionale e cerco di calmarmi e pensare a soluzioni concrete.quando penso a lasciare il mio ragazzo c’e’ qualcosa che mi frena mi blocca, e fermo anche lui,  ieri abbiamo litigato, lui ha minacciato di andarsene, ha fatto la valigia, io mi sono messa a piangere, e l’ho trattenuto. Non riesco a lasciarlo ma nemmeno ad amarlo come sarebbe giusto. E mi sento male, lui caratterialmente e’ molto dolce, premuroso pieno di attenzioni..
vorrei durante i prossimi mesi fare un viaggio da sola. Vorrei mettere un po’ di distanza tra di noi. Vorrei avere il coraggio e l onesta di parlargli sinceramente ma mi sento troppo vigliacca impaurita e confusa-
lei che consiglio mi darebbe in base a quello che le ho raccontato? Lei pensa che nonostante i miei problemi posso riuscire a trovare l’ equilibrio la serenita che mi mancano?secondo lei dovrei trovare il coraggio di porre fine alla mia relazione o chiedergli un momento di pausa? E poi le chiedo, si puo’ guarire dall ansia sociale, anche dopo tanti anni,o sara’ comunque sempre la ricerca di compromessi?( come credo). mi consiglierebbe di intraprendere una nuova psicoterapia, e se si di quale indirizzo?
Grazie mille per la sua risposta e mi scusi se mi sono dilungata troppo. Buona
serata.
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L'ansia sociale, come lei stessa afferma, fà parte della sua personalità e guarirne del tutto significa non accettare una parte di sè. La può smussare nei suoi aspetti più estremi ed al riguardo le consiglio una psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Saluti
Dott. Roberto Cavaliere

CONSEGUENZE DI UNA VIOLENZA

Maria Età: 18
Salve dottore, le scrivo per parlarle di un problema che non ho mai avuto il coraggio di affrontare nè con me stessa nè con altri.
L'anno scorso avevo una relazione stabile con un ragazzo, che insisteva molto per avere rapporti sessuali con me. Mi spingeva dicendo che era una cosa normale, che fanno tutti, ed assumeva atteggiamenti d'insofferenza e delusione quando rifiutavo, disprezzando le attenzioni che gli riservavo e le mie dimostrazioni d'affetto. Io non avevo mai avuto altre relazioni prima, e mi
sono detta che probabilmente era davvero normale, così mi sono sforzata di fare ciò che mi chiedeva come se fosse una medicina amara da prendere. Pensavo che se l'avessi accontentato in questo senso, avrei abbattuto la barriera che avvertivo tra me e lui, ed avrei potuto ottenere una relazione degna di questo nome. Naturalmente mi sbagliavo, ma allora mi sembrava la cosa più ragionevole da fare, così ho affrontato la situazione come ero in grado di fare: l'ho assecondato, senza arrivare mai all'atto della penetrazione, ma soddisfacendo le sue aspettative. Durante le prime occasioni, cercavo di convincermi che quello che facevo avrebbe davvero portato frutti, mentre, più avanti nel tempo, durante l'atto mi distaccavo mentalmente quanto più potevo. Generalmente, ero io che agivo per provocargli piacere, ma anche quando, sporadicamente, lui tentava di contraccambiare, non ho mai l'ho mai trovato piacevole, e provvo un fortissimo senso di colpa che mettevo a tacere in un modo o nell'altro con argomentazioni che all'epoca mi parevano razionali. Ho tentato svariate volte di chiudere la nostra relazione, ma ogni volta lui veniva da me piangendo, così io mi lasciavo convincere a tornare con lui, finchè un giorno, durante un nostro rapporto intimo, lui si è spinto troppo avanti, tentando di penetrarmi.
Io ho cercato di spingerlo via, ma lui ha continuato. Nell'accorgermi che non si sarebbe fermato, ho urlato e l'ho spinto via, rifugiandomi in un'altra stanza. Mi sono detta che non significava niente, che non ero sicuramente stata violentata, ed ho finto di dimenticare l'accaduto, ma la stessa situazione si è ripresentata poco tempo dopo. Ancora, sono riuscita a scappare, ma ho perso del sangue, cosa che prima non mi era capitata. Lui mi è corso dietro, dicendo che non dovevo preoccuparmi, che anche se mi si era rotto l'imene, dovevo stare tranquilla perchè saremmo stati insieme per sempre. Questa frase mi ha
suscitato orrore. Il giorno dopo non l'ho visto, ed ho deciso che non gli avrei più permesso niente del genere, che l'avrei lasciato, e che, nonostante fossi sicura di avere l'imene rotto, ero ancora vergine. Tutte le sere, quando andavo a letto, sentivo il punto in cui mi aveva penetrata e provavo un dolore identico a quello avvertito durante l'atto. La cosa che non riesco a capire, è che di giorno non pensavo assolutamente all'accaduto, e persino quando sono riuscita a lasciarlo, non mi sembrava di averlo fatto per ciò che era successo.
Per un periodo di tempo, più o meno per due mesi, ho completamente dimenticato il fatto, ma ora, a quasi un anno di distanza, continua a ripresentarmisi ogni volta che mi sdraio per dormire, e non riesco a prendere sonno se prima non mi ripeto che non sono stava violentata, e mi sento in colpa, pensando che alcune donne sono state sicuramente più svantaggiate di me: io potevo oppormi, ma non l'ho fatto al momento opportuno, e ciò mi rende, almeno in parte, colpevole.
Se avessi saputo autoconvincermi che questo non è mai successo, non avrei chiesto il suo aiuto, ma ogni sera il dolore in quell'esatto punto mi tormenta, perciò la prego di aiutarmi a fare chiarezza. Grazie.

HO PAURA DI AVERE DEI PROBLEMI MENTALI

Elisa Età: 25
Buona sera, non ho mai parlato con nessuno finora, ma in questo momento sento di avere seriamente bisogno d'aiuto.
Ho 25 anni e sono una persona molto sola. Non ho molti amici, anzi si possono contare sulle dita di una mano. Non ho mai avuto un ragazzo in tutta la mia vita e lo desidererei tanto. Soffro molto per questa mia condizione di solitudine, ma negli anni ho imparato a nasconderlo bene. Non voglio che le poche persone che mi sono vicine mi vedano come una persona per cui provare pietà o simile, e per questo motivo con loro mi comporto in maniera completamente opposta a quella che in realtà sono, o perlomeno per quanto riguarda alcune cose. E così faccio in modo che nessuno si renda conto di quanto avrei bisogno di una persona al mio fianco. Tutti mi conoscono come una ragazza molto razionale, poco incline ai sentimenti amorosi, fredda. Mentre invece quello che sento nel profondo di me è molto diverso. Nessuno sa che piango di fronte ad un film d'amore, o che fantastico di sposarmi e avere dei bambini, perchè io sempre affermato di non aver bisogno di tutto questo.
Il punto è che quando inizi ad avere una certa età e la tua vita non cambia, e si resta sempre soli, le amiche per quanto possono volerti bene, iniziano a guardati in maniera diversa, e io non voglio che sia così.
Sono molto timida, anzi direi in maniera esagerata.
Quando ero piccola spesso alcuni bambini mi prendevano in giro proprio per questo motivo, o mi allontanavano perchè i miei interessi non coincidevano con i loro. Sono sempre stata un poco diversa. Mi piaceva scrivere e disegnare, e crescendo queste due passioni si sono trasformate in amore per la letteratura e per l'arte. E così, in adolescenza le cose sono peggiorate: non sono stata più vittima di prese in giro, ma comunque trovare qualcuno che condividisse le mie stesse passioni e che non mi ritenesse una ragazza noiosa e antica, è stato davvero difficile.
Perciò ho sviluppato una paura delle persone che, mi rendo sempre più conto, mi sta portando un sacco di problemi relazionali.
Non so che cos'ho. Semplicemente mi vergogno.
Non mi piaccio fisicamente. Cercando di essere obiettiva posso dire di avere un bel corpo, sono magra nel giusto, porto una taglia 42, e ok, non ho un seno enorme ma quello davvero non è un problema. Per quanto riguarda il viso, beh, non sono proprio brutta, e se sistemo bene i capelli posso anche vedermi
carina, però so di non essere bella.
Se sono in giro e passando sento delle risatine e dei commenti strani, penso subito che siano riferiti a me. Ho una paura incredibile di non piacere.
Mi vergogno così tanto. Anche in relazione alla mia famiglia.
Ho dei cugini della mia stessa età o poco più piccoli e loro hanno una vita molto attiva, e soprattutto hanno già avuto molte relazioni, come giustamente è normale che sia in questa età.
E io me ne vergogno. Mi vergogno quando è Natale di stare li in mezzo a loro, con i miei zii che non fanno altro che fare battutine e io a 25 anni non ho ancora uno straccio di vita. Mi vergogno quando a mia madre chiedono di me e
lei deve rispondere che non sono fidanzata. Vorrei sparire.
Mi sento incredibilmente diversa e vorrei essere invece normale, come tutti.
Vorrei avere una vita normale.
Non so da dove iniziare.
Se chatto su internet con dei ragazzi mi fanno tanti complimenti, mi dicono spesso che sono speciale, e mi trattano davvero come vorrei essere trattata nella vita e dal vivo.
Ma appunto, è solo una realtà virtuale. Io non avrei mai il coraggio di mostrarmi, di mandare loro una foto e di incontrarli, perchè sicuramente non proverebbero nessuna attrazione per me e io ne soffrirei ancora di più.
Per combattere questa mia solitudine spesso mi rifugio in fantasie personali; ascolto della musica e immagino di avere tutto quello che non ho, e di essere importante per almeno una persona.
So che questo comportamento non è normale, solo che se non faccio neppure così allora non ho neanche la forza di alzarmi dal letto perchè mi sento questo peso addosso.
Sento un vuoto dentro che mi sta consumando.
Gli anni passano e per quanto nei momenti migliori mi sforzo di pensare che prima o poi cambierà qualcosa, che le cose belle accadono quando meno te l'aspetti, che anch'io avrò la mia possibilità di essere felice, non cambia mai niente.
La mia famiglia sembra non accorgersi di niente; crede che perchè mi mostro forte non abbia nessun tipo di problema.
Non so con chi parlare. Ho paura di avere dei problemi mentali seri.
Mi scusi per lo sfogo così lungo, ma è la prima volta in tutta la mia vita che racconto queste cose a qualcuno, ho sempre tenuto tutto dentro di me. La ringrazio, distinti saluti.
Elisa

ESOFAGITE PSICOSOMATICA ?

Elly elly 85 Età: 25
Gentile dottore, la mia migliore amica da due anni cura senza risultati una forma di esofagite con reflusso che le hanno diagnosticato. Ha fatto numerose
visite/ecografie/etc, ha preso medicine, omeopatia e rimedi erboristici,ma non cambia niente. Io, pur non essendo un'esperta, credo che la causa sia psicologica: tutto è cominciato quando ha trovato il suo attuale bravissimo ragazzo, si è laureata dopo un periodo stressante e è dimagrita diversi chili in seguito ad una dieta. Poi, iniziando a sentire dolori allo stomaco ha più o meno smesso di mangiare, lamenta stanchezza e non è più allegra come un tempo.
Sempre freddo, sempre nausea,... Il ragazzo e la famiglia le sono sempre intorno a dirle "poverina", io dopo due anni che la vedo così ho provato a domandarle se la "malattia" possa avere origini psicologiche. Lei pur ammettendo che la sua vita x molte cose non va (è preoccupata per il suo futuro, non riesce più a dare esami per la specialistica, vorrebbe cambiare facoltà, ha paura di non potersi fare una famiglia e non avere una casa tutta sua, etc...)non ne vuole sapere e quando tocco l'argomento si irrigidisce ripetendomi che in famiglia sua l'esofagite è ereditaria e deve solo imparare a conviverci. Intanto ora sta seguendo una dieta a base di mais e polpette che le ha impartito una dubbia nutrizionista brasiliana, ma la situazione è pressochè invariata...sabato ha avuto una crisi di pianto e io non so come aiutare la mia amica che per me è una sorella.... come posso fare? grazie dell'attenzione