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lunedì, settembre 04, 2006

SCELTE DIFFICILI

luca N° di riferimento: 767371732 Età: 34 Salve Le scrivo per sottoporLe un problema che mi trovo per la prima volta ad affrontare e dalla quale soluzione può dipendere il mio futuro.
Sono un ragazzo di 34 anni, sposato da tre con una ragazza conosciuta nove anni
fa. Sono un militare di carriera in aspettativa in quanto in questo momento sto svolgendo un dottorato di ricerca in fisica. Ho deciso dopo varie pressioni nell'ambiente che mi circonda, famiglia e amici, a rivolgermi per la prima volta ad uno psicologo per cercare di trovare una spiegazione e quindi una soluzione in un momento particolarmente critico della mia vita, ad un problema caratteriale esistente da sempre. Io sono un ragazzo che ha avuto sempre tantissimi interessi nella vita. Per gli amici sono una persona dai ritmi insostenibili, sport, viaggi, hobby, tanto che nessuno riesce a starmi dietro.
Questa vivacità è però sicuramente legata ad una fragilità ed ad una irrequietezza di fondo che mi fanno sentire la necessità di cercare in continuazione nuovi stimoli, nuove esperienze. Tutta la mia vita è stata quindi costellata da cambiamenti di interessi, di solito nel momento in cui, raggiunto un livello accettabile in una qualche disciplina, era necessario dare qualcosa in più che io non potevo o non riuscivo a dare. E questa impossibilità di raggiungere dei risultati migliori, questo bisogno di alzare sempre l'asticella fino ad un punto che non riuscivo a superare, mi faceva perdere interesse per la determinata cosa in favore di una nuova, da cui ricominciare da zero. Questo lato del mio carattere ha forti ripercussioni sui lati lavorativo ed affettivo. Da un punto di vista lavorativo sono entrato nelle forze armate dopo problemi all'università e sotto pressioni della mia famiglia. Ma, pur trovandomi abbastanza bene, sentivo e sento che non è il posto per me. Allora ho cercato un'alternativa che ho trovato, al momento, nell'esperienza all'università. Ma anche qui mi sono bloccato spaventato dalla necessità di dare un qualcosa che non penso di essere in grado di dare. Ed allora ho fatto e vinto il concorso SSIS per partecipare alla scuola di
insegnamento secondario posto che è tutt'ora congelato per incompatibilità burocratiche con il dottorato. Questo tenere i piedi su più staffe è una caratteristica che affronto, e qui vengono le note più dolenti, anche nel campo affettivo. Sono sposato con una ragazza di cui, in fondo, non non sono mai stato profondamente convinto. In realtà ho sempre apprezzato le sue doti di dolcezza ed attenzione nei miei confronti, che sono quelle che mi hanno fatto andare avanti nei momenti più difficili sia della mia vita in generale che in quella con lei, in particolare. Però ho sempre sentito questo disagio legato ad una insoddisfazione fisica e culturale del nostro rapporto. La mancanza quasi totale di esperienze prima di lei con altre ragazze ha certo comportato l'accettazione di questa situazione. Ed allora ho cercato in altre ragazze quello che lei non mi dava, tradendola fisicamente ma soprattutto psicologicamente, cioè provando forte interesse per altre ragazze, di solito mai ammesso a loro nè particolarmente corrisposto. Fino a che ho conosciuto una ragazza di 30 anni molto bella per la quale ho provato subito un forte interesse fisico e dalla quale ero corrisposto. Questa ragazza è però decisamente diversa da me e dalle ragazze per le quali ho provato interesse prima, pur avendo la mia stessa irrequietezza e voglia di fare tantissime cose. Una ragazza di cui ho anche un pò paura, così bella ed indipendente. Nel frattempo però ho messo incinta mia moglie che si trova ora al terzo mese di gravidanza. Con questa altra ragazza abbiamo deciso, più lei che io in realtà, di non vedersi nè sentirsi fino a che le situazione non si fosse chiarita: in pratica lasciare mia moglie per lei (un pò alla cieca visto che eravamo usciti solo poche volte) o restare con mia moglie. Nella confusione generale nella mia testa ho deciso di lasciare mia moglie, pur col figlio in arrivo, più che altro per forzare una situazione di disagio da cui capire la cosa giusta da fare. Ed infatti ancora, pur con molta sofferenza, non ho contattato l'altra ragazza.
Ed è a questo punto che ho deciso di rivolgermi a voi: come capire cosa voglio dalla vita, qual'è la mia strada, quale la mia dimensione? devo imparare ad accettare quello che ho o è giusto cercare sempre qualcosa di più? è un problema di maturità e di difficoltà nel prendermi le mie responsabilità, o sono state scelte non mie (lavoro e alla fine anche moglie, visto che non ero convinto) che ora devo affrontare tutte insieme?
Da domani (30/08/06) comincio una terapia con una psicologa presa a caso da un
elenco. Vorrei sapere, se potete, come la pensate e se è il caso di rivolgersi a psicologi, magari specializzati in problemi simili il mio. Non ho assolutamente esperienza in questo campo e non so bene come comportarmi. Vi ringrazio per la disponibilità
Mi permetta, ma anche la scelta di recarsi da una psicologa, potrebbe essere un modo di delegare ad altri le proprie decisioni e responsabilità, come purtroppo è avvenuto finora. Le decisioni per quanto dolorosissime possiamo prenderle solo da soli. Altrimenti rischiamo di continuare a vivere una vita che non è la nostra. Gli altri possono solo aiutare a fare un pò chiarezza. Inoltre per la sua problematica le consiglio di partecipare al forum:

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