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martedì, luglio 08, 2008

LE FERITE DEL BULLISMO NON GUARIRANNO MAI

Età 18 La colpa dei fenomeni di bullismo è degli adulti, non del bullo o della vittima. Gli adulti etichettano la vittima come asociale, timida, con un carattere difficile, distratta e demotivata a scuola, mentre di solito il bullo si dimostra brillante, scherzoso, altruista. Ma la vittima sembra asociale e timida perchè l'isolamento e la derisione a cui è esposta la fanno chiudere in se stessa, e lo stress a cui è sottoposta la rendono irascibile e scontrosa, oltre che mediocre a scuola, mentre il bullo non è affatto altruista, usa la tattica dell'altruismo per circondarsi di "idioti sgherri"ed utilizzarli. A scuola, strano ma vero, anche gli insegnanti spesso sono incantati dal bullo, e non riconoscono le azioni del bullo che fa di tutto per danneggiare la psiche della vittima. Potrei scrivere pagine intere a questo proposito.Per fortuna ho avuto finora un rendimento scolastico eccellente ed una famiglia che mi ha sorretto, ma questo purtroppo ha solo limitato i danni dovuti alle sofferenze subite, anche per colpa dei docenti che non sono assolutamente all'altezza del compito di educatori e si schierano quasi sempre dalla parte del prepotente. Le ferite prodotte dalla mia "compagna carnefice" non guariranno mai!

1 commento:

Anonimo ha detto...

La scuola è una palestra di vita.
I bulli adolescenti, crescendo, diventano i mobber, magari sono ottimi impiegati,brillanti, stacanovisti ma aguzzini nei confronti di chi occupa un ruolo pari al loro, stesso livello, stanza accanto, nessuna competizione, solo perchè invidiosi della tranquillità interiore, della positività di quella che eleggono vittima. Di quella che magari si mischia meno ai pettegolezzi dell'ufficio, solo perchè li ritiene superflui. Che non partecipa alle cattiverie perchè la disgustano e preferisce isolarsi, fare il suo lavoro e sta bene anche da sola perchè quando si guarda dentro trova pace.
Il capo non si intromette per non essere accusato di protezionismo e le persecuzioni vanno avanti fino a che la nostra vittima nonne puo' più. Periodi di malattia, depressione e ansia, perdita della fiducia in sè, mi sento meno capace di prima e commetto sempre più errori nello svolgimento del lavoro. Mi hanno fatto fuori in 5 mesi di torture. Sabato scorso ho detto basta. Età 31, ho dato le dimissioni dopo 6 anni di lavoro e non mi sento più in grado di lavorare in un ufficio. Vorrei darmi all'agricoltura. Chiedere se sia giusto non ha senso. Da soli non si vince mai. Sonia.