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domenica, febbraio 05, 2012

PROBLEMATICHE VARIE CON MIO PADRE


perla Età: 32
Sono una donna sposata con una bimba di 3 anni senza grossi problemi all\'interno del mio nuovo nucleo familiare (io, mio marito, mia figlia). Nella mia famiglia di origine, invece, sussistono situazioni molto tristi. Mio padre sempre stato un uomo mansueto, calmo, amante della musica, ma incapace di prendere decisioni importanti di fronte alle necessità. Si abbatte facilmente e si rifugia nella musica. E’ stato sempre un uomo debole che se la prendeva con mia madre per ogni problema con i suoi 5 figli senza mai prendersi la responsabilità e agire seriamente per educarli meglio. Tuttavia, non è stato mai violento, nè con mia madre nè con noi figli che ci ricordiamo di aver ricevuto in rari casi qualche schiaffo da lui. E\' molto educato con le persone e non alza mai la voce. Da piccola avevo molta stima in lui e adorazione: mi raccontava storie fantastiche, mi cantava canzoncine, mi aiutava con i compiti fino alle scuole medie (però spesso mi dava indicazioni sbagliate), parlava anche in casa in italiano e non in dialetto come invece facevano i genitori dei miei compagni di scuola. Voleva apparire perfetto e lo era per me e lui era contento di me, dei miei fratelli più piccoli. 
Finchè un giorno l\'ho visto rubare alcuni flaconi di bagnoschiuma in un supermercato. Lui si giustificò dicendo che lo aveva fatto a causa della nostra situazione economica critica (infatti sia lui che mia madre avevano lavoro precario e potevamo permetterci solo lo stretto necessario) Ma da allora la mia fiducia e stima in lui sono andate scemando perchè avevo forti ideali di giustizia e onestà che mi erano stati trasmessi da mia mamma, dalla scuola, dallo stesso papà che professava benissimo. Mia mamma mi raccontò che c’erano stati altri precedenti di piccoli furti nei supermercati e che lo aveva fatto spesso con sua mamma (mia nonna paterna) e che una volta, all’estero, dove sono stati per un periodo emigrati per lavoro, la polizia li aveva fermati insieme, ma pare, senza conseguenze.
Mio padre aveva ed ha la passione per la musica, scrive testi e compone melodie ed ha sempre sognato di fare successo e per lei ha lasciato molti lavori duri e meno duri, a nero o meno, a svolgere i quali si sentiva frustrato. Poi aiutò mia mamma ad avviare un’attività in proprio, a nero, ma spesso non collaborava, spesso con la scusa che mio fratello non collaborasse (aveva 15-16 anni e non aveva voluto continuare gli studi dopo la scuola dell’obbligo nonostante i nostri incoraggiamenti e spesso non voleva alzarsi alle 4/5 del mattino per andare ad aiutare la mamma) e lasciava tutto il lavoro a mia mamma che invece non rinunciava mai al lavoro mentre lui rimaneva a letto o scriveva canzoni o provava nuove melodie. 
Mio padre era sempre insoddisfatto di qualsiasi lavoro, era felice solo quando cantava. 
Mia madre morì a causa di un incidente stradale in cui c’erano anche i miei due fratelli che, invece, non riportarono grosse ferite (almeno esteriormente). Siamo rimasti soli con questo padre irresponsabile, debole, che si piangeva addosso invece di dare sostegno ai figli. Io, sorella maggiore, volevo invece stare sempre con i miei fratelli e occuparmi di tutti i loro bisogni mentre continuavo con successo da casa gli studi universitari . A me dispiaceva anche di lui che era rimasto solo e spesso lo aiutavo ed ero gentile, comprensiva del suo dolore e lo incitavo a farsi forza per amore dei suoi figli piccoli che avevano perso una mamma stupenda e avevano più che mai bisogno di lui. Proprio questa consapevolezza aveva aiutato me, e solo dopo essermi occupata dei miei fratelli, dopo aver preparato loro il pranzo, la cena, aver fatto il bucato, riordinato casa, averli aiutati a fare i compiti, accompagnati a fare acquisti, solo dopo aver fatto tutto questo mi occupavo di me, del mio studio e del mio fidanzato (che si lamentava per il poco tempo e inferiore priorità assegnatagli e avevamo spesso scontri duri). 
Ma altrettanto spesso c’erano scontri tra me e papà, pretendeva che cucinassi, che lo aiutassi nell’attività lavorativa, che mi occupassi della casa e dei miei fratelli piccoli oltre che a scrivere i testi delle sue canzoni. Io mi sentivo spesso sfinita, oberata, sobbissata dagli impegni, soprattutto quando iniziai a lavorare, e sola. Si lamentava della situazione economica e voleva che anch’io contribuissi al reddito, d’altra parte anch’io volevo cominciare a lavorare e ad essere indipendente (anche se percepivo una lauta borsa di studio universitaria con cui coprivo totalmente i costi universitari e anche molte altre spese). Dopo 2 anni dalla morte della mamma, avevo trovato lavoro così che potei aiutare mio padre al sostentamento della famiglia (lui percepiva anche la pensione di reversibilità della mamma). Spesso facevo la spesa, compravo vestiti ai miei fratelli e in più davo un contributo ogni mese in denaro a mio padre. Nel frattempo lui aveva lasciato l’attività in proprio e per un periodo rimase a casa senza lavoro, mentre andava sempre elemosinando un impiego al municipio che alla fine gli fece avere un part-time da un’azienda privata (presso cui lavora a tutt’oggi). Anche a molte persone esterne alla famiglia dava e da spesso fastidio il suo modo di parlare (spesso è presuntuoso, soprattutto riguardo alla musica, pretende che la gente acquisti i suoi cd, ascolti la sua musica, lo premi per come abbia svolto la sua vita e per le sue canzoni, insiste e spesso usa vocaboli non adatti e sconfina in discorsi non pertinenti).
Mio padre non usava mai violenza fisica, manteneva sempre la calma, solo che il suo comportamento scialbo e le sue parole spesso mi ferivano e mandavano in bestia soprattutto quando non riuscivo ad ultimare la tesi di laurea dopo aver sostenuto tutti gli esami del piano di studi nei tempi giusti (passarono 4 anni dall’ultimo esame alla discussione della tesi) e mio padre non mi voleva più in casa, mi diceva che doveva trovarsi una donna e che quindi dovevamo presto uscire tutti di casa. Invidiava me che avevo un fidanzato e mio fratello che era sposato. 
Io lavoravo ormai full time oltre continui straordinari fino al venerdì, avevo piano piano allentato l’attaccamento ai miei fratelli per dare una direzione al mio futuro: mi laureai e mi sposai dopo pochi mesi. Mi dispiaceva per i miei fratelli anche se una aveva trovato un ragazzo bravissimo e l’altro andava molto d’accordo con mio padre. Sembravano felici. 
Mentre mia mamma era viva il mio fidanzato si accorse, più volte, che mancavano dei soldi dal suo portafogli dopo essere stato a casa mia. Aveva sospettato di mio fratello di 17 anni ma tutti sapevamo che non poteva che essere stato mio padre (nessun altro della mia famiglia aveva mai avuto simili precedenti e mai fino adoggi). Ed io ho dovuto confessare al mio fidanzato e cercare di fargli capire che papà era malato e perciò di perdonarlo.
Con papà sono stata sempre sincera, parlandogli dei miei sospetti e certezze riguardo ai suoi comportamenti abbietti ed implorandolo di non perpetrare negli errori, che potevamo ricominciare da capo che confidavo in una sua redenzione. A volte confessava e si giustificava col bisogno, a volte per pagare il produttore di cd. 
E continuava, ugualmente, ogni tanto, a rubare qualche soldo dal mio portafogli. Mentre smise o ridusse di molto il vizio di rubacchiare nei supermercati (non trovavamo più saponi o dentifrici nelle sue tasche). 
A papà mancava molto la mamma, anche sessualmente, si confidava spesso con me e con gli altri della famiglia (es. le sorelle, cognati) del bisogno di una nuova donna, che non ce la faceva più a stare da solo. Tutti gli rispondevano che poteva trovarsela l’importante che non la portasse subito a casa ma fuori poteva fare ciò che voleva. 
Ma perse la consapevolezza dei ruoli e della natura delle relazioni padre-figli: Cominciai a trovare dei miei reggiseni sporchi di sperma nei cassetti del mio armadio, tra i panni sporchi, nelle tasche delle sue giacche. Cominciai ad essere spiata mentre facevo la doccia ed io me ne accorgevo ogni volta, ero sconvolta e gli chiedevo spiegazioni. Cercai di spiegargli che ci sono dei limiti al parlare di certe cose con i figli, che era assurdo, innaturale voler guardare una figlia nuda ed eccitarsi annusando i suoi indumenti intimi. Lui non lo ammise mai chiaramente ma ribadiva in continuazione il suo bisogno di una donna al suo fianco. Riuscì ad avere relazioni solo di sesso con diverse donne, prostitute e anche una relazione di qualche mese con una straniera che lo lasciò perché aveva capito che lui non teneva veramente a lei. Una notte lo sentivo ansimare e credendo che stesse male mi sono alzata per andare a vedere. Ci siamo incrociati nel corridoio mentre andava in bagno e capii che era in preda ad altri suoi sfoghi sessuali. Sembrava in pena o forse era solo in estasi. Io lo salutai e tornai subito a letto e lui mi seguì e si sdraiò al mio fianco implorando il mio aiuto con tono disperato. Io gli chiesi come avrei potuto e lui voleva che gli dessi solo un dito, me lo prese e cercò di portarlo verso il suo pene ma io mi arretrai, lui insisteva, mi chiedeva aiuto, si avvicinava ai miei capelli per annusarli e accarezzarli. Ma io ero sconcertata e contrariata, credevo stessi sognando e lo respingevo e gli dicevo di andare via e che lo avrei denunciato alle autorità. Poi credo che abbia eiaculato e se ne tornò nella sua camera da letto. Il giorno dopo mi sono confidata con zie paterne, nonna, zia materna, chiedendo loro aiuto, consigli su come dovevo reagire, avevo due fratelli piccoli a casa e temevo per loro. Ma non l’ho denunciato, anche le zie paterne e la nonna non credevano fosse la soluzione migliore; era sempre stato un pò “stupido”, sciocco, dissennato ma non aveva mai usato violenza fisica, non credevamo potesse sbagliare di più, che potevamo risolvere stando più attenti mentre ci proposero di trasferirci da loro; io rifiutai perché non volevo che ci allontanassimo dalla ns casa, dove avevamo vissuto felici con la mamma e nonostante tutto volevo bene a papà, volevo che stesse bene, che continuasse a cantare e suonare, volevamo una famiglia normale, volevo aiutare papà a capire che doveva reagire diversamente ai problemi, che non doveva farsi schiavizzare da bisogni sessuali e di guardare chi stava affrontando gli stessi problemi in modo sano e sereno, che avrebbe potuto contare su di me. Ho avvertito i miei fratelli di fare attenzione e di confidarsi non appena avessero sospettato o notati comportamenti strani di papà sotto l’aspetto sessuale. Sono trascorsi parecchi anni da quegli avvenimenti (7/8 anni) durante i quali papà non ha più manifestato quelle tendenze fino all’anno scorso, quando la figlia di mio fratello di soli 5 anni, sconvolta, corse giù dal piano di sopra dove era stata con lui da sola che si era abbassato le mutande e le aveva chiesto più volte di toccargli il pene col dito. Erano tutti a tavola per il pranzo e rimasero scioccati dalle parole della bambina. Quando scese mio padre gli chiesero spiegazioni e lui rispose che non era vero, che stava giocando mentre aveva il pantalone bucato. Non era chiaro nel parlare, diceva che la bambina lo aveva trovato con la mutanda bucata e che si era incuriosita ed ebbi la sensazione che intendeva giocare con la bambina col pene come se fosse una qualsiasi altra parte del corpo, che non doveva avere paura. Io raccontai la mia esperienza a mio fratello (che era l’unico a cui non avevo raccontato quello che mi era successo perché era stato tanti anni fuori e solo a causa della crisi circa 18 mesi fa decise di tornare e mio padre lo stava ospitando) .
Mio fratello decise di allontanarsi dalla casa di papà e prese in affitto un appartamento, stare alle dovute distanze da lui, non si fidava di lui. Ma non sapevamo bene quali provvedimenti adottare verso di lui, eravamo tutti confusi, mio padre si era comportato così stranamente ma lo conoscevamo da sempre, era stato sempre strano, con la sua sensibilità, vittimismo, vicissitudini, ma sempre con la voglia di fare musica, le sue belle canzoni, il suo continuo giocherellare, essere bambino, la sua mansuetudine, non violenza. Eravamo tutti addolorati e confusi. 
Lo criticammo fortemente esprimendogli il nostro dolore e disaprovvazione ma anche quella volta lo perdonammo, permettendogli di riavvicinarsi a noi. È passato un anno da quel giorno e qualche giorno fa, mentre la figlia di mio fratello giocava al cavalluccio sul divano, raccontò alla mamma il modo in cui aveva giocato al cavalluccio col nonno qualche tempo prima. Disse che erano in bagno, con le mutande abbassate ed il nonno era appoggiato dietro di lei e si muoveva come un cavalluccio. Disse che una volta c’era anche mia figlia. 
Questo racconto ha riaperto in noi le ferite e le paure e la confusione. Non capivamo come avessero potuto ripetersi quei fatti dato che eravamo stati ben attenti a non lasciare più le bambine sole con lui se non per pochissimi minuti. Rimane il dubbio che questi nuovi fatti raccontati dalla bambina siamo avvenuti precedentemente il primo episodio ma che la bambina non avesse raccontato a suo tempo perché dimenticato o sfuggito e le sia venuto in mente solo adesso. Oppure è possibile che la bambina se lo sia inventato, sognato, o che siano implicate altre persone come i suoi compagni di asilo e che faccia lei stessa confusione, volontariamente o inconsciamente? Mia cognata e mio fratello, dopo il racconto della bambina, sono corsi subito da mio padre ad insultarlo e minacciarlo di non avvicinarsi più alla loro famiglia. 
Siamo affranti. Cosa ci consiglia di fare per risolvere questi problemi?? Quali i provvedimenti da adottare verso mio padre? Potrà guarire se preso in cura da uno psicologo o psichiatra? Dovremmo denunciarlo sebbene non avesse mai agito con violenza fisica? Rappresenta un potenziale pedofilo? C’è pericolo che si scateni in lui la violenza?
Intanto continua a scrivere canzoni ed incidere dischi….

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