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venerdì, agosto 23, 2013

SONO UN INFERMIERE CON LA SINDROME DEL BURNOUT MA L'HO PERSA VEDENDO MIO PADRE STARE MALE


AlexSV Età: 46
Il 2/11/2012 mio padre, mentre si trovava per strada, subisce un secondo infarto, più devastante del precedente avuto quasi quattro anni fa. Viene ricoverato di corsa in UTIC e sottoposto alle cure del caso.

Passano i giorni ed a complicare tutto ci si mette una polmonite, la quale sommandosi a quel 30% di frazione di eiezione che è rimasta al suo cuore, gli causa grossi problemi respiratori, tali da rendere necessario un trasferimento in Rianimazione ed una conseguente intubazione.

Negli ultimi giorni hanno provato più volte a svezzare mio padre dal respiratore, ma c\'è stato sempre qualche problema che ritardava tutto (desaturazione, tachicardia, tachipnea). Oggi hanno addirittura tentato l\'estubazione completa, ma dopo che il tubo è stato sfilato dalla gola hanno dovuto reintubarlo d\'urgenza poichè tutti i valori erano rapidamente peggiorati.

Io ora mi ritrovo qua a fare i conti con un sentimento difficilmente descrivibile; ho 46 anni e di professione faccio l\'infermiere, per cui nel tempo ho sviluppato quello che mia madre tanti anni fa chiamava \"il pelo d\'orso sullo stomaco\", ovvero quella forma di cinismo senza la quale non si potrebbe fare questo lavoro senza portarsi a casa dolore, disperazione e senso di impotenza quando non riesci a ridare la salute a qualcuno.
E\' per questo motivo che a volte l\'infermiere letteralmente \"scoppia\", cadendo vittima di quello che gli esperti chiamano \"\"Sindrome del Burnout\", patologia che però viene tranquillamente snobbata e non presa abbastanza sul serio da chi dovrebbe metterci in condizione di lavorare con serenità, senza essere spremuti come limoni e considerati come semplici numeri da far girare.
Ora che sul \"patibolo\" c\'è mio padre ho perso quel pelo sullo stomaco che ho sempre avuto; penso che ci siano ottime probabilità che lui possa non farcela e mi ritrovo con un enorme nodo in gola, immaginandomelo come un bambino spaventato che lotta contro qualcosa più grosso e più forte di lui, disperato ed impotente.

Ricordo di aver studiato che chi sta facendo i conti con la Morte, dopo aver passato alcune fasi specifiche, ad un certo punto arrivi ad elaborare ed accettare l\'evento, facendosi in un certo senso una ragione di quello che sta accadendo ed affrontandolo con serenità.

Nel corso degli anni ho assistito ad un lento declino di mio padre, ora 78enne, un lento appassire che ho sempre ritenuto normale ed inevitabile per un essere umano. Mi ero preparato psicologicamente ad un possibile evento nefasto che, prima o poi, sarebbe dovuto capitargli e con il quale ci si doveva misurare e superarlo. Ora che l\'evento si è verificato mi ritrovo in bilico tra un finta consapevolezza di mente quasi fredda (so che mio padre sta male ma spero che qualcosa migliori) e momenti di disperazione come questo, durante i quali penso a quel bambino spaventato di cui parlavo prima e che temo non possa superare questa batosta ricevuta tra capo e collo all\'improvviso.
Nella mia carriera di infermiere ho perso il conto di quante persone ho visto morire, ed a dispetto di quell\'essere bastardamente cinico come ho descritto prima mi sono sempre ritrovato di fronte a queste persone con un senso di smarrimento, di malinconia, guardando i loro corpi oramai senza vita, pensando a come sia strano che un essere umano sia improvvisamente diventato un qualcosa di inanimato, quasi come se si trattasse di un oggetto qualunque.
Probabilmente con la mia freddezza ed il mio distacco ho cercato, nel corso degli anni di lavoro, di non cedere alla paura della morte, ma ora vedendo mio padre nelle sue attuali condizioni inconsciamento associo la sua figura con la mia, non so come spiegare altrimenti.
Io spero solo che mio padre riesca a riportare la pelle a casa, per godersi ancora un po\' il nipotino di quasi due anni che io e mia moglie gli abbiamo dato, spero che possa passare ancora un po\' di tempo con mia madre.
Nessuno di noi è eterno, questo purtroppo è un dato di fatto, ma vorrei davvero che mio padre possa avere ancora un po\' di tempo per stare con noi.
Con lui (e con mia madre) non sono mai riuscito ad avere un rapporto aperto, anzi mi sono sempre confrontato con loro vivendo in un marcato stato di soggezione, ma questo forse non è importante.

Grazie per l\'attenzione.

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