Pagine

domenica, maggio 09, 2010

IL MIO DISTURBO E' SIMILE ALLA BULIMIA

Claire Età: 27
Il mio disturbo è simile alla bulimia, con la differenza che non vomito dopo le abbuffate.
La maggior parte della giornata penso al cibo.. cosa vorrei mangiare, progetto
cosa acquistare e quando consumarlo.. non vedo l'ora di avere dei momenti da
sola per poter tirare fuori i sacchetti dal nascondiglio e aprirli.
Nessuno sa di questo mio disturbo, l'ho sempre nascosto molto bene grazie anche ad un fisico sempre in sovrappeso ma mai in modo eccessivo. Ultimamente però sono molto ingrassata e sebbene cerchi di auto-convincermi in tutti i modi a "smetterla" non so bene come fare. La cosa buffa è che mi schifano le persone che mangiano schifezze (tipo cibo da fast-food, dolci in quantità) e soprattutto mi schifa l'obesità. Insomma, "di facciata" sono per il cibo sano, l'attività fisica, e tutte le cose ad esse correlate; ma purtroppo, di fatto, di nascosto, sono esattamente come le persone da cui sono schifata.
La cosa peggiore è che non riesco a trovare quella molla che mi aiuti a "cambiare testa": il pensiero di dimagrire e di diventare "quella che sono"
(perchè mi sento come "intrappolata" in un corpo estraneo, brutto e grasso)
battono costantemente nella mia testa ma, alla prova pratica, tutti i tentativi
falliscono pateticamente.
Perfino la dieta che ho seguito con un nutrizionista, e che mi ha dato grandi risultati (non so dove avessi trovato la forza di seguirla) l'ho "mollata" per cedere ad un'abbuffata dopo 8 mesi di "perfezione alimentare" e da allora non sono più stata capace di riprendere quella strada (per vergogna non sono più tornata dallo specialista).
Il vedere il continuo e persistente martellamento di immagini di donne magre,
bellissime e sportive alla tv, sui giornali, nella vita reale tra le mie amiche
(ma come fanno ad essere tutte magre senza negarsi mai nulla? ed è così, perchè mangio spesso con loro e vedo quello che mangiano, conosco le loro giornate e non c'è attività fisica), invece di stimolarmi mi fa cadere nel processo inverso: moltipicare le abbuffate e ingrassare - e questo purtroppo è un meccanismo che mi accompagna in tutte le cose della vita: per esempio, se un amico finalmente si laurea, anzichè impegnarmi per raggiungere lo stesso
risultato, io smetto di studiare per mesi.
Il mio compagno è molto sportivo ed estremamente rigido nell'alimentazione:
invece di seguire il suo esempio e il suo regime alimentare, io mi
innervosisco, mi arrabbio, poi lo imito quando sono con lui, e mi abbuffo del
peggio quando sono sola.
Lui non mi può aiutare perchè non riesce a capire che quando scatta la
\"crisi\" mi sento come in trance, non riesco a controllarmi; lui, persona con
una ferrea volontà (quasi estremo nel raggiungere i suoi obiettivi), non riesce
proprio a comprendere la mia difficoltà, che interpreta come mancanza di
costanza.
Oggi, con grande sforzo di volontà e con il pensiero comunque sempre rivolto al cibo, sono riuscita a resistere a tutti gli impulsi e mangiare correttamente...
ma temo per domani...
In passato ho tentato una terapia con due diverse psigologhe, ma purtroppo entrambe hanno ritenuto questo problema di secondo piano rispetto a quello principale (la tendenza depressiva causata dalle molestie subite nell'infanzia) e non mi hanno aiutato a trattarlo.
Spero possa darmi un consiglio pratico, che non sia solo l'invio a un terapeuta; la ringrazio molto.
-----------------------------------------------------
Le sugggerisco come 'consiglio pratico' di seguire una psicoterapia cognitivo-comportamentale che mira a curare la sintomatologia e non apprfonodisce dinamiche individuali passate.
Saluti

Nessun commento: