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domenica, ottobre 25, 2009

NON SOLO PAURA DEI BUS

Nanà Età: 31 Salve, le scrivo in quanto credo di essere arrivata ad un punto in cui da sola non riesco più a gestire alcuni "paletti" che ormai governano la mia vita contro la mia volontà.
Sono diplomata con il massimo dei voti, laureata con lode, ho conseguito un master, sono dottore di ricerca e lavoro in università. Sono soddisfatta sicuramente del mio percorso, ma non riesco più a godere il frutto delle mieattività, che siano lavorative, di diletto o in amicizia, senza un motivo,almeno apparentemente.La manifestazione reale del mio problema è abbastanza complessa ed è cambiatanel corso degli anni. Elencherò le problematiche dalle più recenti alle menorecenti:
1. non riesco più a stare in luoghi chiusi e affollati quali autobus pubblici,discoteche troppo frequentate in cui è impossibile camminare e muoversivelocemente, concerti da prato; la situazione peggiora se sono in compagnia, inquanto, ad esempio, nel caso volessi scendere da un autobus perchè troppo "costretta" non saprei come giustificarlo all'amico o alla persona presente.Prendo però tranquillamente treni e aerei. Riguardo agli autobus, cerco dimuovermi in orari fuori dalle punte di traffico in modo che ciascuna fermatapossa essere raggiunta in tempi brevi. Per questo odio i semafori che duranotroppo e che ormai ho ben individuato nel percorso che mi porta al lavoro.Spesso, in caso di traffico eccessivo o di autobus troppo congestionati, opercorro tratti a piedi che mi consentono di superare il punto critico oattendo autobus semivuoti.
2. non riesco più a stare in luoghi aperti e troppo affollati che non conosco ein cui non so orientarmi, soprattutto se in compagnia per i motivi di cuisopra.
3. mi crea ormai anche ansia il pensiero di viaggiare in taxi. Lo prendo per lunghi spostamenti generalmente e l'ansia è legata al fatto che, nel caso volessi scendere per trovare "aria", non saprei che giustificazione fornire.
4. prediligo certe persone nelle uscite, tutte care ovviamente e non di comodo,in quanto mi trasmettono "maggiore sicurezza". Una delle mie migliori amichetento di vederla il meno possibile in quanto frequentatrice di luoghi a "rischio potenziale". L'ultima volta siamo andate a vedere un concerto e mi ha quasi costretta a rimanere nel bel mezzo della folla, fino a che non ho dovuto dirle che la cosa mi creava disagio e lei, con fare in realtà abbastanza arcigno, mi ha consigliato subito di "andare a risolvere i miei problemi".
5. Non guido la macchina ormai da anni. L'ultima volta è capitato mesi fa perbrevi tragitti e mai da sola. Ho guidato senza problemi, almeno in città, dai18 ai 22 anni. Dopo quel momento, a seguito di una sorta di attacco di ansia suuna strada ad alto scorrimento, non sono stata più in grado di mettermi alvolante. La guida su autostrade e simili invece è sempre stata in qualche modofastidiosa.
6. Ho guidato il motorino dai 14 ai 22 anni. Dopo un episodio di ansiamanifestatosi un giorno, al rientro a casa, dopo essere stata controvoglia inuniversità (iniziava il secondo anno) per controllare l'orario delle lezioni. Passiamo a definire meglio i tempi. In tarda adolescenza ho avuto qualchestrano piccolo segnale di fastidio quando mi trovavo ad attendere lametropolitana per andare a trovare delle amiche. Il primo episodio significativo l’ho avuto in gita scolastica a Praga di fine febbraio. Lì ècominciato tutto, ero in quarto superiore, ero rappresentante di istitutoquell’anno. Dopo giorni di bagordi da gita da scuola superiore, una mattina nonmi sento bene. Il malessere prosegue, fino a quando non ho una prima crisi di“depersonalizzazione” in casa. Mi reco, anche con mia madre, dal medico difamiglia, che mi prescrive pillole per le vertigini e mi manda da unotorinolaringoiatra. Cercai di spiegare al medico di famiglia la mia sintomatologia (non potevo sapere di cosa si trattasse) con la locuzione “migira la testa, ma in modo strano”. L’otorino poi mi riempie di antistaminici.Nessuno in altre parole si era accorto di nulla, di quale fosse la radice delmio male, nonostante i miei tentativi d spiegazione. Segue un periodo diestrema stanchezza. Vado in erboristeria, mi vendono gocce di melissa e mirassicurano. Nel frattempo non ho problemi con la guida, né del motorino, nédella macchina. Parto per l’Inghilterra, tutto procede bene; torno e resto unmese e mezzo in montagna. Il quinto anno della scuola superiore procede bene,senza particolari fastidi. Mi diplomo, vinco una borsa di studio per un corsoin una università del nord, dove trascorro dieci giorni ai quali lego ancoraoggi un certo senso di angoscia. Inizia l’università. Lo studio richiesto èmaggiore, si fa più fatica a studiare perché la quantità è doppia, tripla,quadrupla. Il primo esonero va discretamente, il secondo in modo orribile,troppa matematica. Da lì la situazione comincia a peggiorare. Fino ad arrivarea luglio dell’anno successivo, dopo i primi due esami dai quali ho un 27 e un28, l’altro non si passa. Ad agosto il crollo. Mi reco prima in montagna diecigiorni a riposare poi si va in vacanza con amici. Prima della partenza per ilmare, ho un nuovo episodio di “depersonalizzazione”. Parto quindi stremata. Inquesto luogo, conosciamo una sera dei ragazzi. Ho un approccio con uno diquesti, ma dopo un lungo rapporto sessuale, cominciano a formicolare in modofortissimo mani, braccia e gambe. Mi sento male, davanti a lui e ai suoi amiciche corrono poi in soccorso. Dopo di che torno in città. E lì inizia la caduta libera. Cerco di prendere sempre meno il motorino e comincio a non voler piùguidare. Mi fidanzo con un ragazzo bravo, ma sicuramente difficile in terminicaratteriali. Rimango con lui per quasi 4 anni. Nel frattempo inizio alavorare, ma non mi piaceva quanto facevo. Lì la più grande frustrazione che sicomincia a manifestare anche con l’ansia di prendere autobus affollati. Decidoallora (presi sul serio una decisione così radicale???) di cambiare rotta,faccio l’esame di ammissione ad un dottorato di ricerca, ci riesco, entro inuniversità con borsa di studio. Ci spediscono poi fuori Italia per un anno peraffinare le conoscenze e specializzarci. Prima di partire, tradisco il mio exfidanzato con un ragazzo, rozzo e poco istruito, non della mia città. È amorefolle per lui, mai provato prima in vita, che mi fa perdere completamente latesta. Lui ha paura di me e del fatto che di lì a poco sarei andata viaall’estero, per un annetto. Si ritrae, sparisce per un paio di mesi. Rimango ancora con il mio ex fidanzato, ma parto subito dopo l’estate, lo lascio al miorientro a Natale. Lì, lontana da tutto c’è la rinascita. Mi libero da tutto ciòche mi fa stare male (ma poi quale è questo tutto che mi faceva stare cosìmale?), sono un’altra persona, senza paure, senza fobie. Negli intervalli incui tornavo a casa in Italia (per 4 o 5 giorni), ho ripreso a guidare (semprecon un certo timore, ma guidavo perbacco!), ad andare in giro, ad avere vogliadi vivere. Mio padre mentre ero via ha un attacco di cuore che si risolve grazie a Dio bene. Torno dopo un anno in Italia. Ho energia da vendere, guido auto, motorino, vado in università in motorino, inizialmente senza problemi.Mano a mano che i mesi passavano però, che le responsabilità del lavoro ultracompetitivo che avevo scelto crescevano, l’entusiasmo si andava spegnendo.La positività è durata un anno. Poi ho ricominciato ad abbandonare la guida eil motorino. In procinto di scrittura e di quasi discussione della tesi didottorato ricomincia il periodo buio, di nuovo timore dei bus e via dicendo. Prendo il titolo di dottore di ricerca, giorni di terrore quelli prima delladiscussione, tensione e mal di testa lancinanti derivanti da serramento dellemandibole.Arriva l’estate e le cose sono pesanti. Parto ad agosto senza viaggi extra se non la montagna. Riprendo contatti con il solito ragazzo che nel frattempo ho rivisto e si è rifatto spesso vivo. Mi riposo. A settembre inizio l’avventuradell’insegnamento universitario, ho due corsi, uno durante il primo semestre,uno durante il secondo, entrambi lontani dalla città. Viaggio praticamentetutte le settimana tra il nord e il centro e questo fino a maggio. Arrivo a fine maggio stanca morta, ma piena di vita per l’esperienza di quei mesi.Durante le lezioni capitava avessi necessità di lasciare la porta aperta o comunque di avere possibilità di alzarmi dalla cattedra e camminare, per evitare i due minuti di tensione e di soffocamento che caratterizzano l’inizio delle lezioni (che hanno comunque avuto un successo non indifferente tra i ragazzi e i signori miei alunni). Nel frattempo, oltre a portare avanti la relazione con il solito ragazzo, ho delle avances da un bellissimo uomo con compagna e figlia. Diventa una dipendenza che mi fa rendere tutto più lieve. Ci sentiamo tutti i giorni anche più volte, una media di messaggi pari a 15 algiorno circa, questo fino a metà aprile, quando un cliente del negozio della compagna riferisce di avermi visto con lui. Premetto che non c’è stato un tradimento carnale, è stato un tradimento di emozioni, di sogni scambiati, una dipendenza reciproca che non ha trovato conclusione fisica non so bene perquale motivo, dipesa non so se più dalla mia o dalla sua paura. Arriva fine giugno, la scomparsa di nonna, il lavoro che avanzava, il caldo soffocante, le forze a zero, il mio rientro definitivo in città. La situazionesi fa sempre più grave. Comincio a percorrere pezzi a piedi per evitare i bus. Parto comunque per la montagna e una settimana all’estero, bene ma sempre molto stanca. Con l’arrivo di settembre c’è il crollo definitivo. Non riesco a stare sicura neanche nel bus che non mi aveva dato problemi, quello che passa vicino casa, arrivo ogni mattina in università stravolta o dall’aver camminato velocemente o dalla scossa di adrenalina. La sera per rientrare stessi problemi, adesso guardo anche al tipo di autobus e alle sue fermate strategiche in modo da trovare quello che più di frequente apre le porte. Non esco praticamente quasi più il fine settimana, in primis per il carico di lavoro, ma anche perché non mi va di espormi a stress da uscita “seria” come la discoteca,al massimo cena, pub o cinema. Eccomi qui, disperata, senza forza, scoraggiata. La domanda successiva riguarderà la famiglia purtroppo. Molto brevemente mio padre è stato con me unpadre-padrone fino a quando più o meno non ho terminato l’università. Padre poco istruito, sposato molto presto con mia madre, molto autonomo e libero nelle sue scelte. Mamma invece succube inerme della situazione. Ho anche una sorella, sempre laureata sebbene in altro ambito, molto indipendente anche lei.Mi dia un suggerimento, non so più cosa

1 commento:

Anonimo ha detto...

Incredibile...sembra identico al mio caso (anche io ho 31 anni, sono un ragazzo però...). Gli autobus affollati non li sopporto, mi viene sempre da sudare e un mal di stomaco pazzesco. Il lexotan aiuta ma fino ad un certo punto...