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lunedì, marzo 28, 2011

HO TANTA VOGLIA DI MORIRE

morto Età: 18
Salve,sono un ragazzo di 18 anni ed ho tanta voglia di morire.
In tutti questi anni non ho mai dato un bacio ad una ragazza,pur non essendo per nulla brutto,anzi,sono alto,fisico atletico,e mi ritengo abbastanza simpatico ed intelligente.
Sono totalmente disilluso nei confronti della vita,credo di restare vergine a vita,di non riuscire a far nulla di buono pur avendo una certa intelligenza e molte qualità "pratiche" di cui non so servirmi.
Apparentemente appaio spensierato e felice,ma in realtà soffro come una bestia e mi sento solo,sono certo di non riuscire mai ad a coronare i miei piccoli sogni.
In tutto questo non ho manco le palle di uccidermi.
Vorrei un suggerimento su come uccidermi o magari un consiglio privo del solito buonismo e della retorica.
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Per non cadere nella retorica, le riporto delle riflessioni di Tolstoj sul suicidio che mi auguro le possano essere utili:
"Ci si può domandare se è ragionevole e morale – questi due termini sono inseparabili – uccidersi.
No! Uccidersi è irragionevole, così come tagliare i polloni di una pianta che si vorrebbe estirpare. Essa non morrà, crescerà irregolarmente, ecco tutto. La vita è indistruttibile, al di là del tempo e dello spazio. La morte non può che cambiarne la forma, mettendo fine alla sua manifestazione in questo mondo. Ma rinunciando alla vita in questo mondo, io non so se la forma che essa prenderà altrove, mi sarà più gradita e in secondo luogo io mi privo della possibilità di imparare e di acquisire a profitto del mio io, tutto ciò che avrei potuto apprendere in questo mondo. D'altra parte e soprattutto, il suicidio è irrazionale perché, rinunciando alla vita a causa del disgusto che essa mi provoca, io mostro di avere un concetto errato dello scopo della mia vita, supponendo che serva al mio piacere, mentre essa ha per scopo, da un lato, il mio perfezionamento personale e dall'altro la cooperazione all'opera generale che si compie nel mondo.

Ed è per questo che il suicidio è immorale. All'uomo che si uccide, la vita era stata data con la possibilità di vivere fino alla sua morte naturale, a condizione di essere utile all'opera generale della vita e lui, dopo aver goduto della vita, finché gli è parsa gradevole, ha rinunciato a metterla al servizio dell'utilità generale, appena gli è divenuta spiacevole; mentre verosimilmente egli cominciava a divenire utile nel preciso istante in cui la sua vita si incupiva, perché ogni lavoro comincia con travaglio."

2 commenti:

Anonimo ha detto...

bello..........

Anonimo ha detto...

Questa vita, si sa, è fatta per migliorarci, per evolvere prima di "tornare a casa" (ovvero da Dio). Ci scegliamo le prove da superare prima di nascere, poi ci viene fatto dimenticare quello che abbiamo scelto e il fatto di avere scelto gli ostacoli (che si presenteranno con precisione) e siamo inviati sulla terra per testare le nostre capacità di reazione a queste (e quindi quello che impariamo). La vita è quindi una gigantesca buffonata, in cui "sbattersi" non ha alcun senso. Tanto non c'è nulla di vero, a parte la nostra anima. Siamo incarnati in un corpo che si muove in un ambiente fittizio. Accumulare soldi non serve a nulla. Dovremmo amare il nostro prossimo, ma spesso riceviamo sputi...insomma, suicidarsi non ha alcun senso, tanto saremmo costretti a reincarnarci nuovamente. Personalmente, alla luce di quanto ho detto prima, me ne frego parecchio di quanto mi accade. Cerca su internet "premorte" e capirai tutto...ciao !!!