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mercoledì, ottobre 22, 2008

MOLESTIE ED AUTOLESIONISMO

Salve,vorrei un consiglio o un parere di un esperto sulla mia situazione. Sono una ragazza di 19 anni e quando ne avevo 15 sono stata molestata da un parente (queste molestie sono continuate fino all'età di 18 anni). Per il forte senso di colpa che provavo ho cominciato a tagliarmi e a colpirmi violentemente, mi sono fatta aiutare da una psicologa, ma lo ammetto, non è servito a molto. Quando ho deciso di parlare ai miei genitori di queste molestie (avevo 18 anni) non ho avuto la reazione che mi aspettavo, infatti mia madre mi ha incolpata dicendo che la colpa era mia perchè ero stata io a "provocarlo", Adesso, anche se è passato molto tempo, e non vedo più il mio aggressore, ho comunque molti problemi: sono molto ansiosa, non sono mai stata fidanzata con nessuno perchè ho una paura terribile di essere toccata da un maschio, ho avuto degli attacchi di panico e spesso mi sento molto triste, una tristezza che può durare per giorni, sono infelice, mi sento abbandonata da tutti, (anche dalla mia psicologa a cui, essendo una ragazza molto sensibile, mi ero molto attaccata e soffro anche perchè non posso più vederla) e spesso mi viene in mente che l'autolesionismo sia la migliore soluzione a tutto e che almeno starei bene per un pò, inoltre, mi sento ancora in colpa per essere stata molestata, non ho amici con cui parlare di queste cose così intime.. e spesso penso che nessuno avrebbe piacere ad ascoltarmi, o comunque ho paura di essere giudicata. vi prego aiutatemi.
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Cara diciannovenne, é sicuramente una situazione difficile quella che tu vivi e ci racconti.
Non é facile convivere con la sofferenza di aver subito delle molestie, ancora di più quando queste arrivano da parenti e persone a noi vicine, che per natura dovrebbero essere le prime a proteggerci e fare in modo che non ci succeda nulla di male. Comprendo anche il tuo dolore per la colpevolizzazione a cui ti hanno sottoposta le persone a cui avevi raccontati l’accaduto. Purtroppo succede che quando una figlia racconta al genitore quanto accaduto, il genitore, invece di esere comprensivo e accogliente, diventi accusatorio.
Questo comportamento presumo sia da imputarsi (non é una giustificazione) ad un senso di fallimento del proprio ruolo: io, genitore, che avrei dovuto accorgermi e proteggerti, non l’ho fatto, questo significherebbe che non sono stato un buon genitore. E' meno doloroso quindi attribuire la colpa a te, perché così facendo sposto il polo d’attenzione su una tua “volontà” e non su una mia “inadeguatezza”. Inoltre, se dico che tu lo volevi, significa che tu non hai sofferto per ciò che è successo. E ogni genitore vorrebbe che il figlio non soffrisse mai. Ma nonostante queste manovre difensive (il genitore si difende dal dolore di sapere che il figlio ha sofferto e dal senso di colpa per non averlo saputo proteggere) , è chiaro che le cose non stanno così. E’ chiaro che non é colpa tua se é successo quanto é successo. Però la cronaca é piena di queste forme di distorsione delle colpe. Guarda qualunque episodio di violenza: si sente quasi sempre attribuire la colpa alla vittime. Si era vestita troppo succinta, passeggiava in una zona buia, e via discorrendo.
Ma se anche (ammesso e non concesso), tu avessi voluto davvero, come dice tua mamma, quelle attenzioni da parte del tuo molestatore, se anche gliele avessi richieste implorandolo, tu eri una ragazzina, una minorenne e questo significa che avrebbe comunque dovuto essere lui a porre un freno a queste tue richieste.
E’ evidente che non puoi continuare a vivere in questa situazione, con il senso di colpa di quello che é successo e soprattutto con la sensazione di non essere capita e venir accusata ingiustamente. In questo momento é importante che tu possa sentire che qualcuno ti é vicino, che ti capisce e che ti ascolta. Io ti suggerisco pertanto di rivolgerti ad un terapeuta che conduca terapie di gruppo (ce ne sono anche all’Asl di appartenenza, ma purtroppo spesso i tempi si allungano). Questa scelta é deriva da due motivazioni importanti: 1. parlare in un gruppo é catartico, il gruppo ti sostiene e ti sprona ad aprirti e sa darti accoglienza e sostegno in proporzione anche alla numerosità delle persone presenti (di solito una decina). 2. In una terapia di gruppo é meno facile che si sviluppi una relazione troppo stretta con il terapeuta (come hai riferito tu) poiché l’investimento emotivo é distribuito su più persone.
Vedrai che quando inizierai a poter parlare del tuo dolore e a trovare accoglimento, man mano si ridurranno i comportamenti autolesivi e la paura del contatto fisico.Un augurio di cuore
Dott.ssa Cristina Gugliermetti

2 commenti:

lucap ha detto...

Si...non stare da sola, cosi' sarai triste per tutta la vita e continuerai ad avere i sensi di colpa!! Trova quacuno che ti ascolti, qualcuno che ti ami davvero ma soprattutto smettila...smettila di farti del male.

CyberMaster ha detto...

Blog molto interessante...un saluto.